L’età delle donne
Saggio su Anna Kuliscioff
Maurizio Degl'Innocenti
Novantatré anni fa ci lasciava Anna Kuliscioff, l’emblema di una generazione di donne che con il loro coraggio e le loro idee, rivoluzionarie per l’epoca, diedero avvio alla lunga e ancora incompiuta emancipazione della donna.
Il libro scritto da Maurizio Degl’Innocenti, dal titolo “L’età delle donne. Saggi su Anna Kuliscioff” si propone di offrire un affresco della condizione femminile dell’Italia a cavallo tra XIX e XX secolo. Come si evince dal titolo dell’opera, il manoscritto ha come protagonista principale la fedele compagna di vita del padre del socialismo italiano: Filippo Turati.
Tuttavia sarebbe semplicistico pensare che questo libro sia solo un’agiografia della Kuliscioff. Infatti, tra le righe di inchiostro si può evincere la storia di un movimento, quello femminista, che si è battuto per il riconoscimento dei diritti delle donne, nel senso più alto del termine, e non uno sterile spot propagandistico. Nel corso dell’Ottocento, Anna Kuliscioff coglieva il profilarsi di un periodo fertile per il progresso non solo tecnologico e la spinta modernizzatrice dei processi industriali, ma soprattutto quel progresso sociale che preannunciava un avvenire di libertà collettive e individuali del quale le donne sarebbero state parte attiva, alla pari degli uomini. Ella sapeva bene i mutamenti significativi che nel secolo appena terminato, il XIX, avrebbero portato per tematiche che sempre furono alla base del socialismo italiano fin dai suoi albori: l’istruzione, i diritti civili, la promozione delle associazioni di uomini liberi.
Le donne, dunque, erano chiamate alla lotta sapientemente integrate e attrezzate grazie all’istituzionalizzazione dei partiti politici, ricoprendo perciò non solo un ruolo affidatogli dalla precisa convergenza storica, ma anche dalla rappresentanza legittimata come fu il Partito Socialista Italiano. In quanto socialista, cresciuta e aderente alla II Internazionale, la Kuliscioff condivideva la convinzione che la partita decisiva si sarebbe giocata sul problema del lavoro. Il lavoro come motore dell’emancipazione femminile. Il lavoro come strumento per il riconoscimento del ruolo fondamentale della donna nella società, sia dal punto di vista familiare, cioè madre ed educatrice della prole, sia dal punto di vista lavorativo, cioè all’impegno nel processo di produzione di ricchezza per la società. Una lotta per il riconoscimento della donna, quindi, a tutto tondo.
Nel gruppo delle militanti femministe non compare solo Anna Kuliscioff, ma vi appaiano altre celebri figure come: Argentina Altobelli, Angelica Balabanoff, Ada Costa e molte altre ancora. Argentina Altobelli e Carlotta Clerici furono chiamate nel 1912 a far parte del Consiglio superiore del Lavoro, come espressione della nuova femminilità socialista che entrava a far parte delle istituzioni. La Kuliscioff fece sempre sentire la sua voce tra le righe di «Critica Sociale», dove svolse le funzioni di direttrice, segretaria di redazione, editorialista e addetta stampa per Turati impegnato a Roma. Fondò e diresse «La Difesa delle lavoratrici» e fu consigliera ricercata da numerosi direttori e giornalisti di altre testate all’epoca molto diffuse.
Nel linguaggio socialista l’immagine della donna era utilizzata per rappresentare gli aspetti più miserevoli e disumani della condizione umana nell’età del capitalismo, i lavori più umili e mal retribuiti, come accadeva per le lavoranti a domicilio o le mondine chinate nei campi per dodici ore al giorno.
Ecco perché un’opera come quella dedicata ad Anna Kuliscioff è da leggere e rileggere ai nostri giorni, riscoprendo il vigore della lotta per completare l’emancipazione femminile e sottolineare il vitale e indispensabile ruolo della donna nella nostra società, la quale ricopre un duplice e fondamentale ruolo per la sopravvivenza del tessuto sociale e morale: quello di madre-lavoratrice.
Manuele Franzoso