Donne della Repubblica
Il libro Donne della Repubblica si presenta come una raccolta di saggi, scritti da diverse autrici, inerenti alle biografie delle donne che più hanno lasciato il segno nella costruzione della Repubblica Italiana. In particolare si ricordano: Camilla Ravera, Teresa Noce, Lina Merlin, Ada Gobetti, Nilde Iotti, Marisa Ombra, Renata Viganò, Alba de Céspedes, Fausta Caliente, Anna Magnani, Elvira Leonardi, Giulia Occhini e Tina Anselmi.
Tutte insieme sono unite in un fortissimo patto che trova la sua origine nel comune desiderio di liberare il Paese dal giogo nazifascista: socialiste, comuniste, cattoliche o semplicemente non schierate. In poche parole: combattono e lottano per liberare l’Italia dalla dittatura. Vi sono, tra le protagoniste citate, staffette partigiane, rifugiate politiche, esiliate al confino e perseguitate dalla famigerata polizia fascista: l’Ovra. Tuttavia, più il rischio aumentava, maggiore era il coraggio che sfoderavano di fronte ai crimini e alle angherie. Tale attività spontanea avrà il suo picco tra il 1943 e il 1945, fino alla nascita dei Gruppi di difesa della donna e per l’assistenza ai combattenti della libertà (GDD) nel novembre del ’43. Alcune di esse verranno elette nell’Assemblea Costituente e nelle successive legislature del Parlamento italiano, scrivendo gli articoli costituzionali e perfezionando certi maschilismi, come ad esempio il pregiudizio di secolare memoria, che il ruolo delle donne era innanzitutto la procreazione e la crescita della prole, nonché la sua educazione. In questo frangente, nei dibattiti della Costituente, le donne alzarono la voce e affermarono che il ruolo della donna era di triplice funzione vitale per la nazione: sposa, madre e lavoratrice. Infatti, dovranno difendere con forza i diritti appena acquisiti (si pensi a quello di votare), rivendicarne di nuovi e fornire strumenti legislativi atti a difendere le italiane dalle ingiurie di leggi misogine e inique. Non sempre vinsero, ma riuscirono a tenere aperta la strada per successive modifiche. Nell’art.37 della carta costituzionale si afferma il diritto della donna al lavoro, ma scavando più a fondo si evince come siano necessarie adeguate misure di protezione e di condizioni di lavoro per la sua funzione essenziale di madre. L’Unione Donne Italiane, che raggruppava le iscritte al Psi e al Pci, e il Centro italiano femminile, principalmente cattoliche, convergevano le loro azioni politiche a favore della famiglia, dell’infanzia, dell’assistenza e del lavoro. Questi settori, molto legati al ruolo tradizionale, erano considerati politicamente secondari dagli uomini, ma saranno vissuti come una sfida per dimostrare le loro capacità nella sfera pubblica, coniugando al contempo eredità culturale (le battaglie di Anna Kuliscioff) e attività politica, creando in questo modo una tradizione politica femminile. Il contributo delle elette all’Assemblea Costituente fu il preludio di vittorie ancora più grandi, come la legge sul divorzio del 1970 e a quella della parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro del 1977, a quella sull’aborto del 1978 e a quella dell’uguaglianza nella vita professionale del 1996. Queste vittorie non sarebbero state possibili senza il determinante contributo delle donne del Secondo Risorgimento italiano.
Ciononostante, le grandi conquiste in termini di diritti non sono mai state vinte dalle singole esponenti, ma da un esercito di semplici volontarie della libertà che avevano restituito senso e valore al ruolo femminile nella società italiana. Un ruolo che oggi si è un po’ perso per strada e, come Dacia Maraini, che ha curato l’introduzione del libro, si domanda: “vogliamo farci anche noi narratrici della nostra storia, per ricordare che oltre ai molti coraggiosi e valenti uomini italiani, ci sono state tante donne che hanno contribuito profondamente ai migliori cambiamenti del nostro Paese?”.
Manuele Franzoso