Sandro Pertini

L’autonomia socialista e il centrosinistra

Scritti e discorsi: 1959-1963

PertiniAutonomiaSocialista

Il nuovo libro pubblicato dalla Piero Lacaita Editore, curato dal professor Stefano Caretti e con l’introduzione di Simona Colarizi, offre al lettore uno scorcio sui pensieri e i discorsi di Sandro Pertini in un momento particolarmente delicato per l’Italia: l’inizio del miracolo economico. Ciononostante, quest’opera si contraddistingue non solo per la possibilità di comprendere appieno la personalità e la concezione della politica del futuro Presidente della Repubblica, ma anche per la capacità di mettere in luce tutti i retroscena della politica italiana dal 1958 al 1963.

Gli anni Cinquanta verranno ricordati come “ruggenti” per una forza politica qual era la Democrazia Cristiana, forte di un consenso popolare che oltrepassava la soglia del 40%. Tuttavia, dopo eventi storici di chiara rilevanza internazionale, come la morte di Stalin e il “disgelo” di Chruščëv, il Partito socialista italiano cominciava a prendere coscienza della sua forza e della sua attrattiva nei confronti sia della storica classe operaia-contadina sia del ceto impiegatizio, che proprio con l’avvento del centrosinistra e del boom economico nei primi anni ’60 vedrà accrescere il suo consenso. Infatti, con la formazione del primo governo targato Dc-Psi, guidato da Amintore Fanfani, s’inaugurava per l’Italia una stagione di importanti riforme sociali ed economiche, sulla scia del pensiero riformista turatiano. In questo contesto storico, dunque, Pertini si muoveva come soggetto super partes all’interno del suo Partito: a favore dell’unità d’azione coi comunisti ma geloso dell’autonomia socialista. La sua paura più grande era il frazionamento del Psi in altri partiti, andando così a danneggiare l’unità della classe proletaria che in quel momento doveva restare coesa per raggiungere importanti traguardi in termini di diritti in difesa del lavoro e migliori condizioni salariali. Critiche erano le sue esternazioni per quanto riguardava il riavvicinamento al Psdi di Saragat e alla corrente di sinistra della Dc. Ammirevole fu, tuttavia, l’accantonare le sue idee personali per l’unità del Partito e per dare vita, seppur con qualche dubbio, al governo di centrosinistra.

Un altro motivo per il quale mise da parte le sue remore fu l’infausta possibilità che nel 1960 potesse nascere un governo democristiano appoggiato dai monarchici e dal Movimento sociale italiano, intriso di malinconico e pericoloso spirito fascista. Dopo che l’allora Presidente del Consiglio Tambroni accordò al Msi di celebrare il proprio Congresso a Genova, città medaglia d’oro alla Resistenza, Pertini e settantamila cittadini scesero in piazza per protestare. In quell’occasione vi furono dei morti tra i manifestanti a causa della repressione delle Forze dell’Ordine. Contestualmente a quell’evento, la statura morale di Pertini, capo partigiano e antifascista della prima ora, riprese vigore e lo portò alla ribalta sulla scena politica italiana. Andiamo allora a rileggere gli interventi e i discorsi di Sandro Pertini, per riscoprire la passione politica, la lucida lungimiranza e l’incrollabile fede negli ideali socialisti di un uomo che seppe, negli Anni di Piombo, salvare la nostra Repubblica.

Manuele Franzoso